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Torremana, una famiglia raccolta intorno alla natura e i racconti del Sinis

“Carola aveva cinque anni nel 2014. Prendeva sonno mentre io e Luigi cercavamo il nome adatto per l’affittacamere, la nostra nuova avventura. Io ho una passione per le torri che si trovano lungo le coste della Sardegna, così cercavamo ispirazione partendo da uno dei loro nomi. Carola disse: mamma, la torre più bella è Torremana…intendendo Torre Manna, ovvero Torregrande, la grande costruzione spagnola che annuncia la marina di Cabras. Solo dopo abbiamo scoperto che Torremana è anche un cognome sudamericano”.  

Il farfugliare assonnato di Carola è così diventato il simbolo di un mestiere nato per caso, quando Rosalba, impiegata, e Luigi, operaio, si sono improvvisamente ritrovati senza lavoro. “Le due stanze libere della casetta a schiera dove abitavamo avevano sempre ospitato un andirivieni di amici. Trascorrevamo splendide serate nel giardino popolato da piante mediterranee. Siete bravissimi nel fare accoglienza, dovreste creare un business, ci dicevano. Abbiamo esitato a lungo, poi per necessità ci siamo decisi a provare. È andata bene. Nel 2018 abbiamo fatto come il paguro. Una volta cresciuti abbiamo cambiato conchiglia. La casa di zia Chiarina è stata un colpo di fulmine”, racconta Rosalba, seduta oggi in un altro magnifico giardino, cuore di una antica magione campidanese.   

Zia Chiarina era una devota, austera, laboriosa signora di Cabras, sposa di zio Efisio, proprietario di terre. Privi di eredi, accolsero nelle ampie stanze i nipoti, diventati presto fill’e’anima”, i “figli dell’anima” in italiano. L’antica vita contadina è il sostrato architettonico della struttura: i comodini e le porte degli anni ’30, rallegrati con le vernici accese e sostenibili, il canterano che ospitava le lenzuola, e ancora le ospita, la stanza del forno e la stalla diventate camere per gli ospiti, il tetto tradizionale di legno, il mosaico delle mattonelle nell’area colazioni. “Mio nonno era pescatore di stagno e costruttore di fassoni, sono cresciuta in mezzo a reti e nasse. Ma ho sempre invidiato i miei compagni di scuola, che potevano giocare fra le balle di fieno e i granai. Possiamo dire che da grande ho finalmente risolto il problema, dipingendo di blu una vecchia casa contadina”, spiega Rosalba.  

Rosalba e Luigi hanno deciso di mantenere i delicati muri in ladiri, i mattoni in terra cruda tipici della tradizione sarda che sono oggi uno degli elementi di sostenibilità elencati da Torremana per aggiungersi al club Friends of Maristanis, insieme al fotovoltaico, il sistema di canalizzazione e riutilizzo dell’acqua proveniente dai condizionatori (scarsamente usati grazie alle proprietà di termoregolazione naturale dei muri). Una doppia, due triple, una quadrupla e un servizio di accoglienza costruito intorno al principio del turismo sostenibile. 

“Quando gli ospiti arrivano mi intrattengo a lungo nel dar loro indicazioni sul Sinis e le sue spiagge, sull’Area Marina Protetta e le zone umide. Li ammonisco sui danni derivanti dall’asporto del quarzo negli arenili. Spesso al tramonto li accompagniamo per un tour degli stagni, in particolare Paui e’ Sali, dove ci appostiamo per osservare i fenicotteri. Mi ci portava da piccola mio padre, grande camminatore e conoscitore del Sinis. E cacciatore per un certo periodo. Finché per non sentirmi più piangere ha deciso di abbandonare l’attività. Cominciò a girare con il fucile scarico”.  

La sera il giardino è illuminato solo dal cielo e dalle candele. Qui Rosalba ama raccontare agli ospiti i “cantus de foredda”, i racconti del caminetto: “Mai sentita la leggenda della nostra santa, Maria Assunta? È una delle pochissime madonne dormienti della Sardegna. Si dice che la statua sia arrivata nel Sinis a causa di un naufragio, insieme alla santa croce. I pescatori trovarono due casse, decisero di portare la Santa Croce a Cabras e la madonna a Oristano. Ma nonostante tutte le frustate i buoi si mossero solo quando la destinazione delle casse venne invertita. E sai della corona d’oro che la statua indossa tutti gli anni per la processione? È stata ricavata da tutti gli anelli dei fidanzamenti falliti.  Davanti alla statua molti si facevano promessa di matrimonio”.  

A volte l’erba del giardino si popola di coperte e gli ospiti ascoltano le nipoti di Rosalba, due attrici treatrali, declamare passi di Grazia Deledda e altri scrittori sardi. Una delle ospiti abituali invece fa yoga al mattino, dopo una lunga passeggiata all’alba intorno allo stagno, disegnata su una mappa dalla stessa Rosalba. “Torremana è una famiglia. Siamo più di ottanta nella chat su whatsapp. Ci scambiamo gli auguri, le informazioni. È stato così anche durante la quarantena. Le nostre due affezionatissime ospiti bergamasche ci hanno raccontato la drammatica emergenza della città. Verranno a trovarci in agosto, ora abbiamo cura dei loro zii. Di 120 notti prenotate per giugno ne sono rimaste 30. Ma siamo contenti. A luglio saranno 80. Bene anche agosto e settembre. Molti sardi hanno deciso di trascorrere i weekend nell’isola. Perfino ad ottobre abbiamo qualche prenotazione. Tedeschi, naturalmente. Dobbiamo sperare, e lavorare duro. Ce la faremo”.  

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