“Ho aperto nel 2015, quando ormai mi trovavo da tre anni senza lavoro. Per diciotto anni avevo insegnato nuoto nella piscina comunale di Oristano. Poi i lavori di ristrutturazione l’hanno tenuta chiusa per cinque anni. La casa offriva tanto spazio, e io avevo bisogno di trovare un lavoro che mi mettesse a contato con la gente. Così ho dato avvio ai lavori, e con l’aiuto di mia figlia Francesca ho cominciato la bella avventura a Terre del Sinis”. Rita Circu racconta seduta davanti alla camera “caprifoglio”, dedicata come le altre alla vegetazione che popola il suo amato Sinis. Intorno il giardino disseminato di monumenti contadini, l’antica mola per il grano, l’orcio, l’abbeveratoio per gli animali diventato fioriera.
“Non ho una particolare passione per i viaggi, così ho fatto in modo che il mondo venisse a trovarmi. All’inizio le amiche che già a Cabras gestivano delle strutture simili mi hanno aiutata molto, indirizzando qui tutti i clienti che non potevano ospitare”. Gli ospiti sono presto diventati amici. Da tutta Italia, dalla Svizzera, la Francia e la Germania. Per quindici giorni è come se si spostassero nella loro seconda casa. Da qui partono poi per le tante bellezze della Sardegna, le spiagge, i siti archeologici, Cagliari, Alghero e Bosa.
“Spesso accompagno gli ospiti a vedere i fenicotteri e le molte altre specie dello stagno di Pauli e’ Sali. Oppure, con il permesso dei pescatori, faccio da cicerone alla vecchia Peschiera Sa Mardini. La passione per lo stagno viene da mio padre. Lui ha cominciato a lavorare nello stagno quando questo apparteneva ancora a Don Efisio Carta. Poi con un socio è riuscito a compare una barca e andare per mare, la “Rita uno”. Ora ha 83 anni, ma ancora conosce a memoria i nomi di tutti i punti della laguna, nomi che stanno sparendo dalla memoria”.
La presenza di signor Francesco è anche nella sala colazioni, annunciata da un bell’albero di limoni. Le mensole ospitano i piccoli modelli di fassoni e “su crogallu”, la particolarissima nassa che intrappola le anguille. Qui ogni mattina arriva la caffettiera fumante, l’affettato, le uova, la pasticceria ancora calda di Cabras. “Voglio che si alzino sazi dal tavolo”, afferma sicura Rita. Unica eccezione la festa di San Salvatore a settembre. “Il primo anno non avevo pensato al problema…sentivo gli spari e la confusione dei festeggiamenti, qui, chiusa nel B&B. Sono scoppiata a piangere!”.
Terre del Sinis resta aperto nei due giorni della mistica collettiva cabrarese, ma niente colazione. Rita canta nel coro parrocchiale, accompagna “Santu Srabadoreddu”, la piccola statua del santo in processione, partecipa a tutte le attività della novena. “Spesso porto gli ospiti con me, li trascino nella mia passione. Rimangono incantati dalla Corsa degli Scalzi e tutti i riti legati a San Salvatore”.
“Ho deciso di prender parte al club Friends of Maristanis perché amo le zone umide, le loro piante e i loro uccelli, e mi piace l’idea di trasformare Terre del Sinis in una struttura ecosostenibile. Il turismo deve essere rispettoso dell’ambiente. Abbiamo un patrimonio storico e ambientale immenso, non possiamo permetterci di rovinarlo. Ricordo come fosse oggi l’arrivo degli ospiti giapponesi. Quando andai ad accoglierli mi trovai di fronte una elegantissima signora con cappello e ombrellino da sole. Erano venuti per visitare Tharros e i Giganti di Mont’e Prama. Avevano attraversato mezzo mondo, affascinati dalla nostra cultura”.
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