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"Navighiamo un mare pulito", clean-up a Torregrande

A fine serata saranno oltre 80 i chili di rifiuti raccolti nel porticciolo di Torregrande: cicche in quantità, plastica di ogni tipo, polistirolo, vetro, lattine, un tubo arrugginito, cime, reti da pesca. Sembra tutto perfettamente in ordine all’occhio distratto. Raramente lo è quando si va a caccia.

“Vogliamo sensibilizzare la comunità, trovare nuovi alleati fra i pescatori e i diportisti” spiega al plotone dei volontari raccolto all’ombra dei gazebo Antonio Ricciu, coordinatore del CEAS Oristano. “Puliamo il porticciolo di Torregrande è la prima azione di un progetto più ampio, “Navighiamo un mare pulito”. Per tutta l’estate Ricciu e i suoi collaboratori batteranno la costa su una barca a vela, con il tender avvicineranno i diportisti all’ancora e cercheranno di sensibilizzarli al tema della navigazione sostenibile, regalando loro il “kit del navigante sostenibile”, che Ricciu passa in rassegna ai raccoglitori del porticciolo: l’adesivo con il decalogo del navigante, un set di piatti e bicchieri biodegradabili, il panno che assorbe l’olio di sentina, una borraccia d’alluminio, la spugna di luffa, un sapone non inquinante. Ad ascoltare Ricciu, attentamente distanziati, molti fra i sostenitori del progetto, fra i quali la Fondazione MEDSEA, e i pescatori della Cooperativa di Santa Giusta.

Conclusa l’assemblea di presentazione vengono distribuiti guanti e sacchi, e i volontari si spargono per tutta l’area del porto, sotto il feroce sole di luglio. “Le attività con la canoa si svolgono nello stagno di Cabras, ma la vela e il canottaggio hanno sede qui. Chi più di noi deve contribuire a mantenere in ordine il porticciolo? Non potevamo mancare”, dice Cecilia Tola, segretario del Centro Nautico di Oristano, mentre assieme alle sue compagne scruta fra gli anfratti della grande barriera frangiflutti.

“Fra diportisti e pescatori, categorie non facili da riunire in un progetto, il porticciolo ospita oltre 400 barche. Devono diventare nostri alleati, l’ecosistema di questo specchio di mare dipende anche da loro” afferma Massimo Marras, direttore dell’Area Marina Protetta Sinis-Isola di Mal di Ventre, anche lui armato di guanti e sacco.

La caccia al rifiuto, grazie al supporto della Capitaneria di porto e a “Sea Scout”, è anche subacquea. I sommozzatori dell’associazione oristanese indossano le mute e preparano le bombole sul limitare del molo: “In passato quello ambientalista era un discorso di nicchia. Adesso, per tante ragioni, è diventato una necessità. Quella di oggi è una magnifica occasione di sensibilizzazione. Dobbiamo fare di tutto per andare oltre l’associazionismo e coinvolgere il più grande numero di persone possibile”, afferma Riccardo la Porta, presidente di Sea Scout.

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