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In 50 anni non ho mai irrigato in febbraio": i cambiamenti climatici aggrediscono l'agricoltura oristanese

“Le piante sono esauste, hanno dovuto affrontare mesi molto difficili”, racconta Monica Secci, agronoma di “Sa Marigosa”, mentre attraversa uno dei campi di carciofi della grande azienda agricola, distesa a macchia di leopardo fra la Penisola del Sinis e lo stagno di Cabras. Le foglie sono attraversate dal giallo paglierino, che sugli orli diventa grigio riarso. I pochi carciofi rimasti sono di piccole dimensioni, aperti e come corrosi di ruggine dal sole. “Stiamo irrigando da un mese, solitamente cominciamo in aprile. Le abbondanti piogge di ottobre e novembre non hanno avuto seguito, le piante non hanno potuto fare il loro ciclo. È come se non avessimo avuto inverno, anche se durante la notte la temperatura precipita creando ulteriori difficoltà alle piante”, continua Secci. Perfino i giovani ulivi che cingono il campo hanno avuto bisogno d’acqua. “Sa Marigosa” utilizza quella salmastra proveniente dai pozzi, scavati decenni addietro per sopperire all’assenza di infrastrutture, mai arrivate sulla costa. Per estrarla vengono utilizzati gruppi elettrogeni che rimangono in funzione per gran parte del giorno.

“La situazione è drammatica. Con l’irrigazione cominciata a gennaio i costi sono aumentati. Il clima ha fatto sì che la nostra raccolta coincidesse con quelle di altre regioni italiane, fenomeno che ha inevitabilmente fatto crollare i prezzi. Stiamo dando la maggior parte del prodotto all’industria”, spiega Paolo Mele, uno dei soci fondatori di Sa Marigosa e presidente di Confagricoltura Oristano. Ancora presto per valutare la situazione di erbai, cereali e frutteti. Un drastico e repentino ritorno delle temperature invernali potrebbe comprometterne la crescita. “Il consorzio di Bonifica dell’oristanese ha reagito con prontezza alla richiesta d’acqua degli associati, ma dobbiamo fare di più. È fondamentale evitare gli sprechi. Secondo le stime dello stesso Consorzio fra il 20 e il trenta percento dell’acqua va persa nel sistema di distribuzione. Una quantità enorme”, continua Mele.

“È possibile che a causa di questa siccità molte aziende riusciranno a coprire appena i costi”, dice Emanuele Spanò, direttore della Coldiretti Oristano. “Temperature e assenza di piogge hanno falsato il ciclo di crescita delle piante. Mandorli, peschi e albicocchi sono già in fiore. Come nel resto della penisola anche l’apicoltura si trova in grande difficoltà. Ma sono i coltivatori di carciofi a pagare il prezzo più alto dei cambiamenti climatici: “Il Risultato è che il 60 % del prodotto ormai non è più commerciabile. Un dato purtroppo in crescita. Con l’attuale clima tra 15 giorni sul campo non ci saranno più carciofi” afferma Ciro Enna, produttore di Oristano. È per questa ragione che Coldiretti ha organizzato negli ultimi giorni di febbraio il “Carciofo day”, una giornata solidale di vendita a basso presso. Iniziativa meritoria che tuttavia non deve far dimenticare la necessità di interventi strutturali nel settore, come sottolinea Spanò: “Coldiretti chiede alla Regione Sardegna un forum permanente, l’elaborazione di un Piano di Sviluppo Rurale dedicato. Dobbiamo cercare di innescare un cambiamento culturale per affrontare i cambiamenti climatici e adattarci se necessario. Alcuni fra i nostri associati hanno da tempo avviato la coltivazione di prodotti esotici come il kiwano, lo yacon e il finger lime”.

Il Consorzio di Bonifica ha incontrato le associazioni di categoria già ai primi di Gennaio. L’anticipazione della stagione di irrigazione ordinaria, prevista per aprile, è stata anticipata al 1 marzo. “A metà gennaio l’assenza di piogge ci ha tuttavia indotti ad anticipare l’erogazione dell’acqua al 10 febbraio. Da quel momento siamo andati avanti come se fosse la stagione estiva”, spiega Cristiano Carrus, commissario straordinario del Consorzio di Bonifica. L’erogazione, attualmente interrotta a causa dei lavori di manutenzione, può essere ripristinata in qualsiasi momento in caso d’emergenza. Il Consorzio nel frattempo si è mosso anche in altre direzioni. Ha recuperato e distribuito 1500 contatori, che aiuteranno molte aziende a razionalizzare consumi e pagamenti. Venticinque aziende hanno aderito al portale “Irriframe”, capace di supportare gli agricoltori con indicazioni chiare su tempi, quantità e modi dell’irrigazione. La Regione ha stanziato 860.000 euro per interventi di manutenzione straordinaria dei canali di colo a diretto servizio della produzione agricola, mentre il Ministero dell’Agricoltura ha appena notificato un finanziamento di 6 milioni per la riorganizzazione della rete di telecontrollo consortile con interventi nel canale adduttore destra Tirso, nel distretto del Sinis e Arborea lotto nord. Entro la fine dell’anno dovrebbe dallo stesso ministero arrivare l’autorizzazione a procedere per il progetto di 4 milioni di euro che porterà, dopo decenni di attesa, alla realizzazione della rete irrigua del distretto di Sinis Sud. “Attendiamo comunque la pioggia”, sottolinea Carrus.

“Tutte le stazioni di rilevamento della Sardegna occidentale registrano un identico andamento: precipitazioni abbondanti in ottobre e soprattutto in novembre. Poi uno stop completo, se si eccettuano due episodi da 10 mm”, spiega Michele Fiori, ricercatore del Dipartimento Meteoclimatico dell’ARPAS, che aggiunge: “Se la quantità d’acqua presente negli invasi non è quella di una siccità generalizzata, di certo si può definire siccitoso il periodo affrontato dalle aziende agricole. Dovremmo avere delle precipitazioni nel corso delle prossime due settimane”.

“Molte mucche si sono ammalate, assistiamo a un calo della produzione del latte, e della sua qualità. Abbiamo già attivato i ventilatori e bagnamo spesso gli animali” racconta Luigi Nuvoli, insieme al fratello Salvatore storico agricoltore di Arborea. “Mai irrigato a febbraio in mezzo secolo. Per fortuna in Consorzio ha agito con efficienza. Speriamo che cereali ed erbai riescano ad assorbire lo stress di questi mesi. Le piogge di ottobre e novembre hanno illuso molte persone, spingendole a seminare. Poi tutto si è fermato”.

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