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Limolo, un porto d'armonia nel cuore di Cabras

Lo spesso manuale è aperto sulla pagina delle confetture. Segni e linee interrogano la ricetta, sono la prima forma di un processo di adattamento, di riformulazione. “Mi prendevano in giro all’inizio, quando ho piantato gli albicocchi in mezzo ai calcinacci del cantiere. Dopo due anni già grondavano di frutti. Scherzando dico sempre che è per via del pollaio di zia Maria, copriva quest’area del giardino prima che tutto cambiasse”, racconta Daniela Meloni. L’erba è punteggiata dai piccoli pomi maturi. Daniela si arrampica fra le fronde per coglierne una manciata. Oltre il muro spunta la cupola della chiesa di Santa Maria Vergine Assunta di Cabras, le linee forti nel cielo azzurro.

A quei tempi Daniela attraversava le macerie e i sacchi di sabbia in tailleur, diretta al suo studio d’avvocato ad Oristano. Qualcosa non andava in quella routine, e la vecchia casa di via Messina era diventato il primo passo sulla strada della vita nuova. O della vecchia. Daniela aveva sempre vissuto in campagna prima degli studi e dei tribunali. A Cabras veniva ad allenare i cavalli di un allevatore locale, facendoli trottare lungo le sponde dello stagno. “Dormivo qui anche mentre gli operai andavano avanti con i lavori, modificavo le piccole storture del progetto, prendevo confidenza con i materiali. È nata così l’idea di trasformare la vecchia stalla fatiscente in due camere da affittare. Ancora una volta tutti erano perplessi. Ti passeranno in mezzo alla casa, dicevano. Ma io sapevo che sarebbe andata bene. La vita in barca mi aveva preparata alla socialità stretta”.

I muri di terra cruda e calce sui quali si distendono le ombre del mattino, il tetto di canne e le finestre blu, hanno finito per richiamare in breve tempo moltissimi turisti, affascinati dall’eclettismo di una casa campidanese modellata secondo le immagini portate indietro dai viaggi in Grecia e Marocco, dalle lunghe permanenze in Gallura. L’avvocatura è stata presto soppiantata dal ritorno alla vocazione per la cucina e il viaggio in mare, il vecchio rudere è diventato il Limolo: “Per i primi tre anni ha dato quintali di limoni. Poi si è ammalato e ho dovuto sostituirlo con quest’altro albero più giovane. Sorge nello stesso punto, dove poi ho costruito un molo in miniatura. Ma va anche letto come ‘li molo’, secondo la parlata gallurese”. Della stessa ostinazione hanno beneficiato i mandarini, che i muratori volevano sradicare. Ora si allargano verdi in rami fino al muro di cinta dove corre la vite. “I mandarini piatti, aspri, quelle dei giardini nelle vecchie case dei paesi”.

Imparando dagli amici della Scuola della Vela di Porto Cervo Daniela ha conquistato nel tempo la capacità di governare da sola una barca, e applicato al Limolo i corsi di vela residenziali che gli amici avevano sperimentato ai Caraibi. La splendida Sparkman & Stephens degli anni ’70, pazientemente ristrutturata, è diventata l’estensione per mare della struttura. “Molte persone hanno abbandonato la Costa Smeralda per il Sinis. Non abbiamo il jet set, ma possiamo offrire una natura incontaminata, la densità sociale e culturale di Cabras”. Grazie alla collaborazione con il neurologo Nicola Modugno e l’associazione Parkinzone, il Limolo è diventato anche il centro di una iniziativa straordinaria, “Sail4Parkinson”. Nel golfo di Oristano la barca a vela (Santa Maria) sfreccia spinta dal maestrale, le mani di Giulio, Adele, Filippa e Luca cessano di tremare nella traversata, rispondono agli ordini severi ma giusti di Daniela.

Il bianco e il blu sono l’impressione primaria del bed and breakfast, la sintesi di quiete e armonia. Le stanze sono state pitturate con la vernice ad acqua di un colorificio di Nurachi, i letti sono fatti con le travi recuperate dal soffitto in canne, nel mobile a muro si incastonato preziose superfici di porcellana turchese: “Gli oggetti devono raccontare una storia”. Niente plastica, nessun condizionatore. I mattoni crudi e la calce (suggeriti dall’architetto oristanese Maura Falchi), gli alberi, gli ombreggi esterni e gli spifferi delle finestre di legno gestiscono le temperature per conto loro, estate o inverno. Daniela ha deciso di unirsi a “Friends of Maristanis”, il club che riunisce tutte le attività che negli undici comuni del progetto hanno scelto la sostenibilità:

“Riduttori in ogni rubinetto, lampadine al led, il pozzo che presto raccoglierà l’acqua piovana da utilizzare in giardino. Ma credo che il Limolo stesso sia stato fondato dieci anni fa sul concetto di sostenibilità”.

Uno stretto passaggio conduce alla nuova estensione della struttura, si apre in un secondo giardino dove è possibile fare colazione, e nelle notti estive Daniela riunisce i suoi ospiti per le occasioni “conviviali” culinarie. Avvocatessa, operaia, imprenditrice, skipper e cuoca di ricette tradizionali, classiche o ammodernate. Cucina per i maxi yacht e per le squadre di vela durante le grandi competizioni, ha portato i piatti sardi alla regata Royale di Cannes e a Pont du Garde in occasione del ritrovo dei piloti di mongolfiere europei. “La manifestazione- spiega- prevedeva un gemellaggio con il paese di Barumini. Abbiamo portato cibo e nuraghi, scoprendo che la classe media europea non conosce la Sardegna e le sue meraviglie. Dobbiamo fare molto di più per la promozione della nostra isola”.

Molti tuttavia hanno seguito Daniela fino al Limolo e al secondo giardino, dove prodotti, profumi e cotture diventano racconto, contaminazione. Lo spiazzo è incastonato fra un’altra vecchia stalla e la casa che si affaccia su via Cesare Battisti. Luoghi talmente autentici da esser stati scelti dalla regista Laura Bispuri per le riprese di “Figlia mia”, la pellicola con Valeria Golino e Alba Rohrwacher presentata nel 2018 a Berlino. Le foto di scena sono impilate in un canto in attesa che i lavori di ristrutturazione abbiano termine. Resta sul soffitto il lampadario di cristallo disegnato dalla scenografa Ilaria Sadun. Con la brezza i suoi fragili elementi tintinnano mandando musica per tutta la casa. “Voglio che questa parte della struttura sia ancora più autentica della prima”, afferma Daniela, ancora una volta ostinata e contraria alle convenzioni. Un camino ingombrava lo spazio del piccolo bagno sul fondo. La canna fumaria non è stata occlusa come alcuni consigliavano, è diventato un magico periscopio puntato su uno spicchio di cielo.

“Non mi lascio intimorire dall’emergenza sanitaria, dalle buie prospettive economiche. Ho due entrate, vasti spazi, le colazioni saranno servite in camera nei cestini. Le regole saranno chiare per i miei visitatori. Nulla di molto di verso rispetto al passato. È una stagione nuova per il turismo, e credo che le piccole realtà come Cabras siano avvantaggiate. Anzi, sai cosa? È arrivato il nostro momento”. Lasciamo Daniela solo dopo aver accettato un vaso pieno d’arancio scuro. L’amaro della confettura d’albicocche rende il dolce più vero. C’è tutto il Limolo dentro.

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