Natura e cultura

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Il nuraghe di S’Urachi è un viaggio nel tempo e nel mistero che si disvela, un esercizio da porgere al pensiero per tenerlo attento sulla meraviglia della storia, sul ruolo che questa ha nel presente, sui possibili sentieri del futuro. Il cielo basso e grigio avvolge la campagna di San Vero Milis, le impone un’atmosfera di brughiera. Il nuraghe è un grumo di terra e sassi ricoperti di muschio secco, che si solleva incospicuo accanto alla strada provinciale. 

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Nikole osserva in sella alla tavola il limbo grigio dove nascono le onde, schiacciato nella prospettiva sull’orizzonte. Il maestrale spazza le coste occidentali della Sardegna, il cielo è un capriccio di azzurro e nuvole torbide, basse. La serie si scioglie in un grumo compatto di creste che avanzano indistinte e si manifestano in parete sul picco. Nikole lascia passare la prima, troppo irruenta, ripida, ma gira la tavola e vi si distende.

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Impossibile passare. Le transenne impediscono l’immissione nell’ultimo tratto della strada statale 49, quello che conduce alla peschiera e all’idrovora Sassu. Il disastro dello stagno di S’Ena Arrubia lo avevano annunciato lungo la strada alcuni campi della piana di Arborea. Sulle coltivazioni annegate si sono posati centinaia di uccelli, come in attesa che l’acqua lutulenta abbandoni lo stagno.

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Per Sara Mirai è stata una porta chiusa nel mondo dell’estrazione mineraria ad aprire quella che si affaccia sul mercato della cosmesi: “lavoravo per una grande multinazionale. Quando questa è stata assorbita da un altro colosso tutti i contratti a tempo determinato sono stati interrotti. L’idea di avventurarmi nel mondo della cosmesi è stata pura reazione”.

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