Ad accompagnare l’effige della madonna di Bonaria nella processione di Marceddì e S. Giovanni c’è un futuro che comincia. “Su ciu”, la tradizionale imbarcazione da pesca, avanza remo dopo remo nel silenzio dell’acqua appena increspata dal vento. Palme e gigli spuntano a poppa e prua delle imbarcazioni che seguono. Intorno la laguna tocca le sponde umide che sollevandosi diventano marne e calcari coperti d’erba sui cui passano le nuvole e l’azzurro. Chi è rimasto a terra osserva il corteo dalla terrazza del Museo del mare, o dalle rive del borgo.
Quest’anno i lavori di ristrutturazione impedivano che la liturgia del 29 aprile si svolgesse fra le mura della chiesa della Madonna di Bonaria, protettrice dei pescatori. Così a ospitarla è stato il Museo del mare, aperto dall’associazione 3DNA. “Era la soluzione più naturale. Il borgo ha bisogno di questa celebrazione”, spiega Maurizio Naletto, fondatore dell’associazione. La 3DNA gestisce le attività del museo integrandole in una più ampia strategia che punta alla tutela e allo sviluppo sostenibile del territorio. Tutte le iniziative, mostre, laboratori e visite guidate vengono finanziate grazie alla vendita delle bottiglie di plastica raccolte nella borgata.
Per la processione nella laguna è bastato consegnare le chiavi ai ragazzi della “Leva ‘89”, un comitato spontaneo di trentenni nato con l’intento di fare della borgata dei pescatori un centro importante per le attività culturali e commemorative di Terralba. Negli ultimi cinquanta anni inquinamento e interventi nella gestione delle risorse idriche hanno alterato gli equilibri ecosistemici, causando non pochi problemi all’economia della pesca. I tentativi di condizionare il flusso delle acque, con gli sbarramenti sulla foce del Rio Mogoro e le paratoie nel Ponte di Marceddì, hanno determinato processi di sedimentazione che hanno mutato la struttura originaria del compendio. La peschiera di San Giovanni è completamente interrata, e là dove il Rio Mogoro sfocia nello stagno le attività di pesca sono assenti, segno che la fauna ittica è scomparsa. Con il supporto della Fondazione MEDSEA il comune di Terralba ha ottenuto dai fondi POR FESR della Regione Sardegna 1 milione di euro grazie al quale verranno eseguiti i primi interventi necessari al contenimento del processo di modifica delle strutture. Per il villaggio pescatori esiste già un ambizioso piano di riqualificazione. Mancano solo i finanziamenti. Nel frattempo sono i giovani della Leva ’89 a rendere viva la borgata:
“Abbiamo attivato una raccolta fondi per la ‘Festa del Mare’ in Agosto. Con il patrocinio del Comune di Terralba abbiamo deciso di partecipare anche all’organizzazione della processione, nel tentativo di preservare il legame fra la cerimonia civile e quella religiosa. Il 2 giugno la borgata accoglierà la sagra ‘Gustando Marceddì. Saremo qui anche per Monumenti aperti, il 25 e 26 giugno’” racconta Sabrina Tranza, membro della Leva. “Marceddì è parte della nostra memoria. Ognuno di noi porta dentro i giorni estivi dell’infanzia, trascorsi a correre liberi nel borgo, o in compagnia dei nonni”. Sono cento i membri della Leva ’89. Fra loro anche molti giovani pescatori, mani all’opera della tradizione che continua.
“Quando abbiamo iniziato a svolgere le attività di valorizzazione al Museo con l'Associazione 3DNA e col Supporto del Comune di Terralba e di MEDSEA, avevamo la stessa età dei ragazzi della Leva”, racconta Naletto. “Siamo felici di vedere che la generazione successiva alla nostra si spende per recuperare le feste e la vita della borgata. La processione in mare e i progetti futuri sono questo, la sinergia fra istituzioni civili e religiose, i soggetti come MEDSEA, le nuove e le vecchie generazioni unite per preservare ciò che abbiamo avuto in dono dalla natura, e con esso la nostra identità”.
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